INSONNIA

Linee guida Europee per la diagnosi

Linee guida europee per la diagnosi e il trattamento dell’insonnia

La recente pubblicazione delle linee guida europee per la diagnosi e il trattamento dell’Insonnia9 ha introdotto delle raccomandazioni ufficiali per quello che riguarda il processo diagnostico ma soprattutto terapeutico del disturbo.

La task force istituita dall’European Sleep Research Society raccomanda che il processo diagnostico sia basato principalmente su un’intervista clinica che prenda in considerazione il ciclo sonno-veglia del paziente, la sua storia del sonno, e alcune domande riguardanti la presenza di disturbi somatici e mentali.

La valutazione strumentale dovrebbe comprendere un diario del sonno compilato per 1-2 settimane. Tra i questionari suggeriti dalle linee guida il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), per la valutazione della qualità del sonno, L’Insomnia Severity Index (ISI) e lo Sleep Condition Indicator (SCI) per determinare la presenza a la gravità del disturbo da insonnia sono strumenti raccomandati e già validati in lingua italiana.
La polisonnografia dovrebbe essere utilizzata quando ci sono dei sospetti riguardanti la presenza di altri disturbi del sonno o per approfondimenti, ma non è necessaria per la diagnosi stessa del disturbo.

Alcune considerazioni vanno espresse in merito a queste raccomandazioni.

Nonostante la CBT-I sia ritenuta il trattamento di prima linea, questa non è facilmente accessibile ai pazienti. Solo una minoranza di essi riceve questo trattamento in Europa, così come in Italia. Nella pratica clinica di tutti i giorni, dall’assistenza sanitaria di base alla realtà dei centri specializzati, l’insonnia cronica viene comunque trattata principalmente attraverso al somministrazione di terapie farmacologiche che, non di rado, vengono assunte dai pazienti per un periodo che va ben oltre quello consigliato.

Questo fenomeno non può essere ricondotto unicamente ad una scarsa conoscenza o aderenza degli operatori sanitari rispetto alle linee guida di riferimento, ma deve essere letto come il bisogno di divulgazione di conoscenze specifiche e di formazione di professionisti in grado di erogare la CBT-I e di renderla disponibili sul territorio nazionale. La sfida per il futuro è quella di implementare una robusta rete di clinici che possa trattare tempestivamente questo disturbo, che se sottovalutato o non trattato in maniera adeguata, può portare a conseguenze drammatiche per la salute mentale e fisica dei pazienti gravando ulteriormente sul sistema sanitario nazionale.